Paradiso terrestre by Laura van den Berg

Paradiso terrestre by Laura van den Berg

autore:Laura van den Berg [Berg, Laura van den]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ghostwriter; florida; scrittura; cambiamento climatico; intelligenza artificiale; mondi virtuali
editore: Mercurio S.r.l.
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Portali

All’Istituto avevo completamente perso la cognizione del tempo, o quantomeno avevo perso la percezione del tempo che si ha di solito nel mondo esterno. Non c’erano più lunedì, mercoledì o fine settimana. C’era solo “il giorno del fai-da-te” o “il giorno della terapia di gruppo” o “la serata film”. Dopo due mesi all’Istituto avevo perso anche la capacità di riconoscere cosa fosse un normale comportamento umano. Non battevo ciglio mentre chi mi stava seduto a fianco in terapia di gruppo raccontava lo stupro di gruppo subito da parte dei suoi cugini, o se la persona di fronte a me a colazione sputava il cibo finché due infermieri non la trascinavano via per nutrirla a forza, o se qualche altra paziente confessava di nascondere le medicine nel proprio canale vaginale, o quando qualcuno si sdraiava a terra e, semplicemente, si rifiutava di muoversi. Ripensandoci, credo che lo shock deve avermi causato una specie di ibernazione emotiva; una parte fondamentale del mio circuito mentale si era semplicemente spenta.

Due volte alla settimana facevamo una cosa che chiamavano “terapia della rabbia”, in cui una psicologa copriva un muro con degli enormi cuscini violetti. Alla paziente veniva data una mazza da baseball di gommapiuma, gialla fluo con il manico nero, e le veniva detto di colpire i cuscini e urlare. L’idea era che almeno qualcuno dei nostri mali – dipendenza, depressione, dissociazione, stress post-traumatico, dismorfofobia, allucinazioni, pensieri suicidi – fosse il prodotto di una rabbia atroce che avevamo accumulato dentro di noi e che ora avremmo espulso, come un esorcismo.

«Tu bevi perché ti odi», mi disse una volta la psicologa. «E ti odi perché qualcuno ti ha fatto del male».

È la Florida che mi ha fatto del male, pensavo, come se la colpa potesse essere di un posto.

Durante la “terapia della rabbia”, la paziente veniva bendata. Gli psicologi credevano che la benda fosse un portale; ci aiutava a teletrasportarci indietro nel tempo, a tornare al momento della ferita originaria.

Vi hanno dato il compito di salvarci la vita, volevo dire agli psicologi, e questo è il meglio che sapete fare? Una stanza piena di cuscini schifosi, una mazza di gommapiuma e una benda?

Una volta che la paziente era sufficientemente arrabbiata, la psicologa gattonava verso di lei e iniziava a lottarci. La circondava con le braccia e cercava di schiacciarla a terra e la paziente doveva resistere. Era essenzialmente uno show e infatti c’era anche il pubblico, visto che noi pazienti dovevamo guardare le terapie delle altre. Ci stringevamo l’una all’altra e guardavamo il soggetto della terapia che diventava un animale. La guardavamo schiumare, belare e ululare. Mi sembrava che la terapia della rabbia ci degradasse, e forse era proprio quello il punto. Gli psicologi volevano tirare fuori la nostra anima più cruda e ignobile e volevano farla vedere a tutti, così da poter giustificare tutte le pratiche – sia subdole che palesi – con cui l’Istituto ci deumanizzava.

Cindy era la psicologa che si occupava della terapia della rabbia. Aveva la permanente e le braccia muscolose. Portava un paio di occhiali da vista verdi un po’ vintage e odorava di gomma da masticare alla menta.



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